Almerigo Di Meglio

Intervista di Ivana Caliendo

Ischia – Almerico Di Meglio: una carriera giornalistica invidiabile! Ischitano doc e collaboratore di diversi giornali, dal 1979 è stato giornalista de Il Mattino di Napoli, caposervizio della Redazione Esteri, inviato speciale in quasi tutto il mondo. Per descrivere la sua carriera ci vorrebbero libri: è stato, tra l’altro, testimone del primo vertice sul disarmo Reagan-Gorbaciov, della caduta del Muro di Berlino, della rivoluzione rumena contro Ceausescu, delle prime elezioni libere nell’Europa dell’Est, della fine dell’apartheid e della liberazione di Mandela, del crollo dell’Urss (con l’unico reportage da tutte le repubbliche sovietiche da cui ha tratto un libro – “Viaggio tra le rovine dell’ex impero sovietico” – con commento dello storico Francois Fejto), della crisi seguita all’attacco del terrorismo islamico agli Usa, del semestre di presidenza italiana dell’Ue. Negli ultimi anni è stato notista di politica nazionale. Lo abbiamo incontrato a Ischia dove conta di tornare prossimamente a risiedere stabilmente.

Come è cambiata Ischia in questi ultimi decenni?

“In meglio, se pensiamo alla generale crescita economica della popolazione. In peggio, se guardiamo ai risultati di uno sviluppo turistico caotico, dissennato, con la criminale distruzione paesaggistica conseguenza, segnatamente, della mancata tempestiva adozione del piano regolatore intercomunale, che fece predisporre mio padre una quarantina d’anni fa”.

Condivide l’opinione che la spaventosa crisi turistica sia soprattutto colpa delle varie amministrazioni che si sono succedute nel corso degli anni?

“Soprattutto, ma non solo. L’incapacità della magistratura di colpire con determinazione il sistema di corruzione ha finito per creare un generale clima di impunità e di arroganza che ha generato la crisi attuale. Mi dicono che il potere politico e quello economico vadano concentrandosi nelle mani di una oligarchia, che si allarghi la forbice tra ricchi e meno fortunati. Fosse vero, il rischio è grosso. Da terra d’emigrazione Ischia è divenuta terra d’immigrazione, l’isola è sovrappopolata. Ritengo, tuttavia, che proprio le difficoltà attuali possano spingere a una collettiva presa di coscienza della necessità di voltar pagina. Resta la ricchezza termale, gli arenili non mancano e potrebbero essere incrementati, la riqualificazione urbanistica potrebbe recuperare patrimonio ambientale e occupazione nell’edilizia. Ma servirebbe uno sforzo comune, mettere da parte quell’eccesso di litigiosità che impoverisce le tasche e la cultura di una comunità”.

La spiaggia dei Maronti da motivo di vanto a motivo di vergogna. Molti turisti sono indignati perché, rispetto ad un tempo, la trovano malridotta. Lei ci è stato di recente, come l’ha trovata?

“A casa conservo una foto di mio padre che, sul Belvedere di Barano, indica i Maronti ad Alcide De Gasperi mentre spiega la necessità di una strada per arrivarci. Tra tante opere che realizzò quella fu la più importante, più della strada che collegò il Comune a Fiaiano costituendo anche un’alternativa viaria per Ischia e Casamicciola. Il progetto Maronti prevedeva anche una strada pedonale fino a Sant’Angelo, con lo sviluppo delle sorgenti di Olmitello e di Nitrodi e di Cava Scura.  Dico questo perché credo che quel progetto sia, mezzo secolo dopo, attualissimo, forse ancor più necessario”

Qual è il ricordo più bello della sua carriera?

“Ne ho tantissimi. Tra le centinaia di interviste, quelle a Gorbaciov allora segretario del Pcus, al ministro della Difesa Usa Weinberger, ai nuovi leader democratici dell.’Est… ma il più vivo è l’incredibile coincidenza a Città del Capo durante l’intervista al ministro degli Esteri Pik Botha: l’interprete scelta dal governo sudafricano era una immigrata dall’Eritrea e alla fine mi chiese se conoscessi il dottor Vincenzo Di Meglio nelle cui mani era nata ad Asmara. Quando le risposi che era mio zio e che era morto qualche anno prima si commosse. Questo ricordo mi emoziona ancora”.