Reverendo Parroco,
in un’epoca di eclissi delle coscienze, di indifferenza malvagia, di terribile egoismo, di assenza del senso della appartenenza a una comunità e conseguentemente di negazione del pensiero civile che ha percorso il tempo; e che dopo settemila anni di sviluppo ha raggiunto la bellezza ed il proprio apice con la nascita dello Stato sociale di diritto che garantisce condizioni di uguaglianza, sottomissione alla legge di tutti, assistenza e cura a tutti i cittadini; anche nella nostra terra benedetta, la Chiesa resta presidio e strumento di questi alti valori ed è vascello, ancora e vela non solo per i credenti ma anche per quei laici che nel proprio personale cercare dialogano con la parola vivente dei Vangeli.
E’ dunque doveroso che, essendo stato interrotto in data 12 novembre 2012 il servizio dello PSAUT, quel soccorso territoriale che i più in senso atecnico ma non lontano dal pratico, chiamano Pronto Soccorso, allocato nella Clinica San Giovan Giuseppe ad Ischia Ponte,nato dodici anni fa e che ha erogato migliaia e migliaia, decine di migliaia di prestazioni e interventi in questo tempo a favore dei più deboli, delle persone colpite acutamente da patologie, feriti, traumatizzati;io a nome di quanti hanno formato l’Adas, Associazione per il diritto alla salute ed il pronto soccorso attraverso l’incontro delle idee e della volonta nei social network poi trasferite nella assemblea costituente del 30 novembre, mi rivolga a voi lanciando un appello a suonare le campane per chiamare a raccolta la intera popolazione chiedendo ad essa di prendere coscienza di quanto è accaduto e potrebbe accadere a quanti chiedendo soccorso non lo trovino più nelle adiacenze; ma debbano recarsi da Ischia, Barano o Serrara alla non vicina Lacco Ameno con le incognite dei tempi e delle modalità di trasporto su cui non è necessario essere medici specialisti per condividere preoccupazione e interrogativi.
Orbene i 20.000 e più abitanti di Ischia, i circa dodicimila di Barano, le decine di migliaia di persone in vacanza e quindi le centinaia di migliaia di turisti dei mesi in cui si svolge la stagione turistica non troveranno più la struttura territoriale di primo soccorso nella clinica San Giovan Giuseppe, e dovranno dirigersi se autonomamente in grado di farlo, nelle condizioni di poterlo fare, troppi chilometri più avanti magari impiegando 10 o 20 o chissà quanti minuti in base al traffico, alla precisa distanza tra punto evento e Lacco Ameno.
Tutto questo è grave e sorprendente tenuto conto che l’immobile dove operava il PSAUT resta comunque nella disponibilità del servizio sanitario.
Non mi attardo in tecnicismi perchè il Diritto, prima ancora di essere Codice è Logica.
La LOGICA ci dice che se un centro territoriale di pronto soccorso o PSAUT che dire si voglia ha aperto dodici anni fa con un inferiore carico di utenza non si comprende la ratio di una sua chiusura.
Il silenzio della classe politica è assordante su questo tema ed io non intendo entrare, almeno per ora, nei retroscena; mi permetto di chiedere a nome delle migliaia di iscritti ai gruppi web,ai Parroci ultimo fortilizio del bene comune, di schierarsi al fianco dell’ADAS, al fianco cioè dei cittadini bisognosi di cure, più vulnerabili, meno abbienti per chiedere la riapertura del pronto soccorso e l’avviod i una indagine conoscitiva sulla vicenda per un doveroso approfondimento.
Mille e mille per febbre alta di un bambino, per un malessere di un anziano, per un disagio fisico di una partoriente, per un trauma, per una ferita qualsiasi, ma anche per cose più serie cercavano in quel pronto soccorso aiuto e sostegno che hanno trovato sempre.
Le strumentazioni presenti erano una forma di tutela della vita e della salute davvero importante.
Anzi ringraziamo medici e operatori che in questi dieci anni hanno offerto un servizio cosi notevole ed essenziale per la comunità.
Ci sfuggono le motivazioni della interruzione del PSAUT quello che comunemente viene detto Pronto Soccorso ad Ischia.
Noi appellandoci all’art. 32 della Costituzione riteniamo una ingiustizia la chiusura del “Pronto soccorso”.
Ci stiamo attivando in tutte le sedi per chiedere il rispetto concreto di questo diritto alla vita e alla salute che è il più alto perciò non negoziabile e non disponibile.
Noi ischitani stanchi di subire mortificazioni e negazioni di diritti nonostante questa comunità ogni anno sotto forma di tasse e consumi eroga allo Stato e alla Regione milioni e milioni di euro.
Voi potete fare moltissimo. Anche consegnando queste preoccupazioni alle vostre splendide comunità e ai gruppi parrocchiali.
Se avete modo di contattare qualche consigliere regionale o locale capace di fare, potrebbe essere una altra preziosa azione a sostegno di questa vertenza che adesso prevede sviluppo di numerose attività.
Cordiali saluti
Luciano Venia