di Ennio Anastasio

Sebbene i cartelli e la segnaletica orizzontale parlino chiaro, è evidente che non tutti sono rispettosi delle regole e purtroppo questo accade spesso anche sulla nostra isola.

Quattro frecce accese e la bella Fiat 500 occupa, senza l’esposizione di alcun contrassegno di invalidità, le strisce gialle a tutela del parcheggio delle persone disabili in via Francesco Sogliuzzo, pochi metri prima del cinema Excelsior ad Ischia. Siamo negli ultimi giorni di questo 2023 che sta andando via e quelle quattro frecce intermittenti, probabilmente accese per la paura di essere beccati da un vigile urbano di turno che si aggira nei paraggi, e quindi come appariscente forma utile a fornire la classica giustificazione del “era solo per un minuto” resteranno a brillare per  molto tempo in quella mattinata. Non avverte il bisogno di accenderle, nemmeno a parziale copertura morale, la proprietaria di una vettura bianca che sempre nella stessa mattinata aveva preceduto, nello stesso stallo, la Fiat 500, sostandovi per più di mezz’ora, per poi tranquillamente andare via, ed ovviamente anche in questo caso sul cruscotto non era esposto il tagliando dedicato a quelle persone che, per loro sfortuna, legittimamente lo hanno acquisito. Nella serata del giorno dopo, ad occupare quelle strisce vi è invece una smart di color nero parcheggiata addirittura in modo obliquo con a bordo una giovane donna intenta a visionare con cura il suo smartphone e anche in questa occasione nessun contrassegno risulta esposto sul cruscotto dell’auto. Eppure, a poche centinaia di metri, proprio questa scorsa estate, l’amministrazione comunale di Ischia ha realizzato alle rampe della Chiesa di Sant’Antonio in località Mandra, il tanto atteso scivolo che permette alle persone diversamente abili di raggiungere il luogo sacro e la vicina biblioteca e segna un punto in avanti nell’abbattimento delle barriere architettoniche presenti nel nostro comune. Nonostante questo è chiaro che l’ipocrisia e gli interessi privati dei soliti “immancabili” prevalgono sempre su quelli di un’intera comunità e non trovano alcuna spiegazione se non quella di essere assunti come segnale di grande maleducazione e di un chiaro comportamento da incivili. A sorpassare la linea rossa della male educazione e dell’inciviltà ci pensano altrettanti automobilisti che spesso occupano, senza alcun titolo, uno dei due stalli delle persone disabili in via Michele Mazzella nel parcheggio adiacente al supermercato Conad e ci arrivano testimonianze certe da quel di Forio dove, sul lungomare, nei pressi della casetta dell’acqua, proprio quest’estate alcune persone, probabili turisti, hanno pensato bene di occupare con la propria auto le strisce gialle per potersi scattare qualche  “selfie” sempre nella piena coniugazione del verbo “chissenefrega”.

I parcheggi riservati ai disabili non sono un privilegio ma un diritto

 Lasciare le chiavi in auto, oppure i vetri abbassati, o quattro frecce accese, mentre si parcheggia sui posti riservati alle persone disabili, non può rappresentare l’alibi di un atto che altro non è che una dimostrazione di prepotenza di chi non vuole capire cosa significa occupare quel posto che, non a caso, riporta il disegno di una carrozzina in un rettangolo giallo. Quei posti non rappresentano un piacere o un privilegio che viene concesso ma un diritto che favorisce l’accessibilità in un Paese che da anni risulta fin troppo inaccessibile ai meno fortunati. Ci sono ovunque persone in carrozzina con problemi seri di deambulazione che hanno bisogno di un necessario spazio di manovra e quindi occorre lasciare libera anche l’area intorno segnata dalle strisce zebrate così come ci sono disabilità gravi e non visibili ad una vista poco attenta, come i malati oncologici, o quelli con cardiopatia acuta e altri ancora con problemi respiratori. Per tali persone, trovare quello spazio di parcheggio in strada illegittimamente occupato diventa, anche mentalmente, avvilente, e nello stesso tempo frustrante perché è come trovare un ascensore non funzionante in un palazzo oppure uno scivolo di un marciapiede ostruito dalle ruote di una vettura. In diverse città italiane le associazioni a tutela delle persone disabili, hanno ottenuto, in piena sinergia con l’amministrazione locale e il comando della polizia municipale, il permesso di aggiungere alla segnaletica  verticale anche un ulteriore cartello che indica: “Vuoi il mio posto? prendi anche la mia disabilità” questo allo scopo di creare un certo disagio psicologico verso chi vuole occupare abusivamente, anche per pochi minuti, quegli spazi che sembrano fare gola a tanti  che invece godono di perfetta forma fisica e mentale. Ma, purtroppo, bisogna sottolineare che l’ignoranza in questo campo abbonda e il più delle volte è associata ad egoismo e mancanza di senso civico. Contrastare tutto questo non è roba da poco. Intanto è bene che si sappia che occupare indebitamente uno spazio di sosta invalidi “personalizzato” con un preciso numero, ovvero espressamente riservato ad una persona disabile, rappresenta un reato penale di violenza privata contemplato dall’ex art. 610 del c.p. e prevede anche un risarcimento danni alla persona offesa. Quello che da parte nostra ci sentiamo di dire, o meglio di scrivere, è che non si può scegliere – purtroppo – di essere disabili o di poterlo diventare, ma si può certo scegliere di essere una persona civile o di non esserla.