In questi ultimi tempi molto si è sparlato in relazione all’ultimo acquisto effettuato dalla Dimhotels e, senza sapere nemmeno di cosa si discutesse, si sono registrate prese di posizioni sul low cost da parte di qualche esponente della minoranza e anche da parte di Suoi colleghi della maggioranza che si sono detti preoccupati. Lei che pensa?

Non posso non dissentire con chi ha effettuato questa analisi molto spesso propagandata  sulla base di personalissime e discutibili ricostruzioni di tuttologi del turismo basate su assiomi che trovano solo parzialissime corrispondenze  nella realtà. Personalmente non concordo sul taglio che è stato dato alla problematica, né concordo sulla natura della preoccupazione che dovrebbe avere la politica di fronte a tale fenomeno. In realtà, basterebbe confrontare, (come ho fatto io, che non sono un tecnico del settore turistico, ma un avvocato) i prezzi praticati dall’ultima struttura di cui Lei parla, rispetto a quelli praticati in precedenza, e rispetto a quelli realmente e non solo dichiaratamente praticati dalle altre strutture alberghiere, per rendersi conto che gli stessi non sono affatto bassi nella media ed alta stagione. Quelli invece applicati nei mesi di bassa stagione, sono effettuati nella logica dell’allungamento della stagione turistica (da tutti concordemente agognata: ma poi  chi si dice “preoccupato”, che cosa fa  nel concreto per consentire ad Ischia di offrire  “qualcosa” nei detti periodi ai turisti per invogliarli a venire ?) a mezzo di dispendiose campagne pubblicitarie nelle quali il privato da tempo si sostituisce al pubblico. Non va sottaciuto che in detti periodi viene per contro offerta la possibilità a migliaia di turisti di soggiornare ad Ischia e conoscerla, effettuare le cure termali, (e magari – come spesso avviene – ritornare in periodi di alta stagione), frequentando (checché qualcuno infondatamente dichiari il contrario) bar, ristoranti, boutique etc., altrimenti chiusi, dando altresì la possibilità a molti lavoratori di trovare occupazione in questi mesi. E qui  qualche interrogativo insorge. Mi chiedo, infatti, se chi si dice preoccupato per i prezzi praticati nei detti mesi, quando invece deve personalmente prenotare un aereo di primaria compagnia  a 16 o 18 Euro (low cost) lo prenota e viaggia, oppure invoca tutela allo Stato chiedendo di intervenire per alzare il prezzo dell’aereo da 18 euro, magari a 158 euro? E’ evidente allora che la soluzione invocata da costoro sarebbe – poiché non v’è dubbio che i turisti a tariffe più alte in questi periodi andrebbero sicuramente presso altre mete del turismo Low cost – che i detti alberghi devono chiudere, e così anche quel poco che abbiamo ad Ischia in  questi periodi va a farsi benedire. Questa sarebbe la soluzione invocata? E mi chiedo ancora: chi vieta ai restanti albergatori, che ne siano capaci, invece di tenere chiuse le proprie strutture in questi mesi, di aprirle e portare ad Ischia turisti a tariffe più alte? Perché non li portano? La verità è un’altra, e chi  si approccia a tale problematica con coscienza scevra da pregiudizi non potrà negarla: al di là delle nostalgie del passato, al quale non si può ritornare, Ischia da più di trent’anni a questa parte si è irreversibilmente trasformata per scelte – anche politiche- effettuate anni addietro, e l’economia, non solo locale,  da tempo è in profonda evoluzione, basti guardare, solo per fare un banale esempio anche da altri riportato, a ciò che è successo con la nascita degli ipermercati. La preoccupazione di cui  dovrebbe farsi carico la politica, è invece come cercare di salvaguardare la specificità delle piccole aziende turistiche, che salvaguardi la tipicità del servizio offerto, attraverso politiche di finanziamento (Stato e Regione) che consentano alle stesse di sopravvivere all’impatto anche attraverso ammodernamenti e ristrutturazioni che autorizzino le stesse ad adeguarsi al nuovo sistema turismo che cambia  e cambia non certo a causa delle grandi catene (sono invece le grandi catene che rispondono al mondo che cambia). A tal proposito, non va sottaciuto che urge a vantaggio di tutte le aziende del comparto turistico isolano, dalle quali consegue  ricchezza e benessere per tutta la popolazione isolana, una politica di snellimento delle procedure in senso ampio, anche di pianificazione (urbanistico-edilizia) territoriale e paesistica, tesa a consentire la più veloce ristrutturazione e dotazione di servizi accessori necessari a basso impatto ambientale (piscine coperte, centri beauty, etc, non certo nuove camere) che rendano possibile alle strutture di allungare la stagione turistica nei periodi di bassa stagione e rendersi competitive sul mercato che cambia per intercettare nuovi flussi turistici: tutto ciò è possibile solo con un’azione concertata tra mondo imprenditoriale, mondo del lavoro e pubblica amministrazione (patto “trilatero”) dove ognuno, superando logiche divisorie e beghe intestine, deve fare il proprio dovere  operando in sinergia nell’interesse collettivo del bene comune”.