Il governo Monti, con la riforma Fornero, ha cancellato la norma che imponeva il reintegro del lavoratore licenziato senza giusta causa o giustificato motivo a fronte di una sentenza del giudice del lavoro favorevole al lavoratore stesso. L’articolo 18 è stato manomesso nella sua essenza e nella sua funzione. Le modifiche all’articolo 18 riscrivono con motivazioni inaccettabili un tratto saliente della giurisprudenza del lavoro, prefigurando rapporti sociali e sindacali autoritari che avranno ripercussioni nella vita di tutti i cittadini onesti, cui è stato scippato un diritto fondamentale. I primi licenziamenti avvenuti riguardano, è forse superfluo specificarlo, i giovani. Con questo referendum vogliamo restituire allo statuto dei lavoratori l’articolo 18 nella versione originaria, per rispettare i principi della Costituzione e rendere esigibili le decisioni della magistratura.
Cosa c’entra tutto ciò con la società isolana?
Anche ai contratti stagionali devono essere applicati le regole del diritto in materia di lavoro, perché è risaputo che i datori di lavoro non sempre licenziano alla scadenza del contratto. Queste modifiche intendono cancellare le conquiste fatte in decenni di lotte ed è inacettabile l’arbitrio concesso alla classe padronale, che non avrà più bisogno di un motivo per licenziare. Potrà accadere che, nel momento in cui un lavoratore proverà a far valere i propri diritti – e non stiamo parlando di questioni troppo sottili, ma di essere retribuiti per il lavoro effettivamente svolto -, potrà essere licenziato senza che nessun giudice abbia facoltà di imporre il reintegro, nemmeno per raggiungere il completamento della stagione.
Riteniamo doveroso fare informazione su questo tema e promuovere i quesiti referendari per opporci allo smantellamento delle conquiste delle lotte operaie e dei contratti nazionali che garantiscono un minimo di uguaglianza. Il governo Berlusconi aveva in mente di retribuire in maniera diversa i lavoratori del sud rispetto a quelli del nord, mentre è già entrata nel sentire comune l’idea che i dipendenti pubblici siano i principali responsabili del dissesto economico. E dopo lo statuto dei diritti dei lavoratori, arriveranno a toccare le leggi che tutelano le madri lavoratrici e le altre fasce disagiate. Non vogliamo un’Italia suddita di Confindustria e delle banche, abbiamo il dovere di fermarli.

Circolo di Rifondazione Comunista – Ischia