I numerosi incidenti stradali sull’isola, che molto spesso conducono a tragedie umane dolorosissime, ci colpiscono e di certo creano in noi uno sconcerto profondo ma sembra proprio che dopo il coinvolgimento emotivo del momento, dopo l’onda alta che si infrange d’improvviso, tutto ritorni a tacere. In realtà non rispettiamo il senso della vita.

di  Ennio Anastasio

Quando si affronta un argomento del genere il pensiero vola immediatamente ai fiori che troviamo annodati lungo le nostre strade, vicino alle ringhiere, ai muretti, ai pali della segnaletica, con l’amara considerazione che gli incidenti accadono, sempre, e sono la cosa più democratica in questo mondo perché possono colpire chiunque di noi. Striscioni, foto, e scritte di amore raccontano di chi in quel punto ci ha rimesso la vita ed è diventato un altro numero di un drammatico episodio, il più delle volte ragazzi giovanissimi. Ma dietro ogni numero, dietro ogni nome, c’è una famiglia distrutta, un funerale angosciante e soprattutto un grande vuoto che devasta l’anima e che nessun risarcimento, di qualsiasi misura, potrà colmare. E viene ancora da pensare come molte di queste morti si potevano evitare con il rispetto del limite di velocità, o con un casco ben allacciato, con un sorpasso evitato, e avendo ben chiaro in mente che la vita è una sola e che la fretta non ha mai portato qualcosa di buono, anzi, è sempre stata foriera di guai, ancor più quando ci si mette in sella ad uno scooter o alla guida di un’auto. Nello stesso tempo, però, siamo testimoni di come, sulle strade dell’isola, come altrove del resto, si raggiungano delle velocità assurde e troppo spesso assistiamo a comportamenti irresponsabili anche da parte di automobilisti di età adulta. Le nostre strade sono in molti casi utilizzate come delle vere autostrade, basti pensare al tratto che dai pilastri sale verso il comune di Barano, velocità da brivido, dove tutto è lasciato soltanto al senso di responsabilità del conducente, nessun controllo, nessun autovelox, nessun dosso di rallentamento, niente di niente, anzi, soltanto una grande libertà per tutti di correre all’impazzata. Sulla sopraelevata, il ritorno alla velocità è diventato nuovamente un fatto scontato, in auto come in moto, in particolare nelle ore notturne. Un allentamento dei controlli di polizia e carabinieri ha riacceso immediatamente la gioia di correre e tutto sembra essere affidato all’educazione stradale ma ciò non basta, non basta proprio a fermare quei numeri che non sono numeri, ma vittime, persone che non tornano più a casa perché basta un attimo di distrazione e la tragedia è dietro l’angolo. Ma è nel periodo estivo che la fretta la fa da padrona sulle strade dell’isola, in ogni parte. Mai trovarsi un taxi vuoto che marcia dietro la tua auto: sei tallonato, col fiato sopra ed alcuni colpi di clacson ti avvertono che devi muoverti e affiancarti nel lato, subito, perché quel conducente, a volte anche stizzito, deve giungere velocemente ad una chiamata o deve riprendere il posto in fila nello stazionamento, ed ovviamente in un punto ragionevole. D’altronde, come si dice: “il tempo è denaro” e non bisogna sprecarlo. Guidare su quest’isola vuol dire anche affrontare l’esercito degli scooteristi che sembrano volare come degli aeroplani, sfrecciano veloci, spesso tagliano la strada o stringono al marciapiede il malcapitato di turno nel mancato rispetto delle più comuni norme del codice della strada e questo, attenzione, per quelli da ritenersi  tra i più bravi, gli “esperti”, perché poi non mancano alcuni che su di uno scooter ondeggiano a zig zag, giovanissimi  quanto inesperti guidatori di un motociclo preso a noleggio, come appare sulla cornice della targa. Per non parlare poi di chi in sella ad una bici elettrica si sente autorizzato a poter percorrere le strade di contromano e salire persino sui marciapiedi. Via delle Terme e via Francesco Sogliuzzo (traversa Excelsior) ne sono un esempio lampante. Le strade di Ischia, soprattutto nel periodo estivo, diventano delle vere trappole dove vince, dispiace dirlo, l’egoismo e mai la prudenza, e guidare significa anche doversi districare come in un vecchio Far West se teniamo in conto le piccole e grandi prepotenze che sono all’ordine del giorno e che spesso bisogna subire nel silenzio e facendo ricorso all’indifferenza come protezione personale.

E poi ci sono le “bravate” …….

Una valanga di ricorsi per i quali si sono adoperati arguti avvocati isolani ha trascinato giù la speranza che un rispetto del limite di velocità fosse finalmente raggiunto attraverso quegli occhi elettronici con i quali si può fermare, e di molto, l’alta velocità. Ma sappiamo come è andata a finire e non possiamo nascondere un certo stupore quando una gran parte della società isolana, pronta a partecipare ad un corteo per le vittime sulle strade, si dimostra altrettanto agguerrita quando, a mezzo di legali, cerca di evitare con ogni cavillo possibile una multa beccata per quegli stessi rimedi per i quali è scesa in piazza a gridare. Un’amara realtà che viene fuori dalle carte bollate e dimostra quanta sia alta l’ipocrisia nel piangere le morti che coinvolgono emotivamente solo al momento del lutto, una parvenza pronta a sciogliersi come neve al sole quando si tratta di aprire il portafoglio per pagare. E poi ci sono le “bravate”, messe in campo per dimostrare qualcosa, di essere “fighi” davanti agli occhi degli amici, e per le quali l’isola non deve davvero invidiare nessuno. E’ notizia di quest’inizio di estate quando nelle ore notturne un’auto, alle spalle di piazza degli Eroi, con a bordo giovanissimi, si è schiantata a forte velocità sulla palizzata di recinzione di una proprietà privata precipitando giù nel cortile o quando pochi mesi prima un giovane scooterista decideva di alzare in corsa il motociclo su di una sola ruota per poi travolgere altri due ragazzi nei pressi del distributore sulla strada statale a Forio d’Ischia. Fortunatamente, anche in questo caso non ci sono state delle vittime ma rimangono atti scellerati perché come posta c’è la vita che, se no, a molti sembra noiosa. E allora cosa dire? che non possiamo chiedere tutto alle forze dell’ordine e non possiamo di certo militarizzare l’isola e mettere un agente di polizia municipale o un carabiniere dietro ognuno di noi ma possiamo far capire attraverso le testimonianze di chi ha subito gravi lutti di questo genere che l’alta velocità uccide, che l’abuso di alcool uccide, che la stanchezza uccide, che la superficialità uccide e spiegare, soprattutto ai ragazzi, che non devono sentirsi invincibili e pensare che nulla possa accadere a loro perché si sentono più bravi, più cool, e possono sfidare la sorte. Quella che è necessaria è una condotta umana prudente e consapevole. A tutte le età.