di Antonio Lubrano

Gentile amico De Laurentiis
Premesso che nel tuo privato puoi chiamare la Torre come ti pare e piace, anche col nome di Donna Assunta se ti “aggrada”, devi però convenire che la Torre in questione, da sempre, per credenza popolare, è stata comunemente identificata a Ischia, per Torre di Sant’Anna (per la località in cui era ubicata) e dopo in via definitiva per Torre di Michelangelo (per la nota storia fra Vittoria Colonna e lo stesso Michelangelo). Dagli anni ’50, passando per i successivi anni ’60 e ‘ 70 fino ad oggi in piena era dell’evoluzione turistica della nostra isola con i suoi alti e bassi, qualsiasi pubblicazione su Ischia e le sue risorse data alle stampe, fra libri, giornali, guide, depliants, cartine geografiche dell’isola ed altro materiale cartaceo d’occasione, nel dare spazio alla descrizione dei luoghi riferiti a Ischia Ponte col suo paesaggio e la sua antica architettura, la Torre, parte integrante di quell’architettura, veniva sempre indicate col nome Torre di Michelangelo. Tutto ciò, per dire qui di cosa si sta parlando.
Fatta questa premessa che da sola potrebbe chiudere il “caso” e sconfessare chi vuol cambiare “le carte in tavola” con salti acrobatici di storia manipolata, credo sia doveroso fare un ragionamento più approfondito per non far passare per oro colato ciò che De Lurentiis ingenuamente asserisce. Innanzitutto Giovanni Guevara e la sua famiglia non hanno mai costruito la Torre come erroneamente è stato asserito (ce lo conferma lo storico ed archivista di valore della Curia d’Ischia mons. Camillo D’Ambra). Il cespite già esistente su di un terreno di proprietà dei frati minori del convento di sant’Antonio alla Mandra prim’ancora che i Guevara facessero capolino a Ischia, passò inspiegabilmente in possesso degli stessi Guevara che nei pochi anni a seguire ne vantarono la proprietà senza mai poterlo dimostrare, fino all’abbandono del manufatto che certamente non avvenne nell’800 come afferma De Lurentiis, ma molto, molto prima, anche perché in quel tempo passato, dei Guevara che avrebbero avuto rapporti con Ischia, già non vi erano più tracce. E da allora, durante e dopo, nessuno mai l’ha chiamata Torre di Guevara, soprattutto perché i Guevara non hanno mai abitato nella Torre, tranne che per qualche sporadico soggiorno, e mai fatto parte della storia delle antiche famiglie di Ischia. Altro che governatorato dell’isola attribuito a Giovanni Guevara come ha lasciato scritto senza prove, la fantasiosa Algranati. Queste storiche testimonianze si evincono dagli scritti curiali delle amministrazioni diocesane dell’isola rette dai vescovi del tempo Mons.Filippo De Gheri ( 1550-1564), Mons. Fabio Polverino (1564-1589) e Mons. Inigo d’Avalos (1590-1637).
Quindi, caro De Laurentiis, poco ci importa se fuori della nostra isola, a Potenza, esiste una galleria d’arte della torre di Guevara. E ci importa ancor di meno se i Guevara hanno avuto, buon per loro, “titoli di conti, marchesi, duchi (di Bovino), principi ( di Teramo), vicerè (di Sardegna e di Napoli), cardinali (grande inquisitore di Spagna), sovrani ( gran maestro dell’Ordine Militare di Malta)”. Questa non è nostra storia. Giovanni Guevara che passava il suo tempo, quando veniva dal foggiano in Campania, sull’isolotto di Vivara sua personale riserva di caccia, non ci appartiene nella forma e nella sostanza. Sui Guevara che avrebbero costruito la Torre, come affermi, fantasticò negli anni ’50, divulgando un dato falso, la giornalista e scrittrice Gina Algranati che al quel tempo frequentava Ischia con partecipazioni personali a sbafo a tutte le feste, agli incontri e viaggi promozional-turistici che organizzava il vecchio EVI (Ente Autonomo per la Valorizzazione dell’Isola d’Ischia) presieduto dall’indimenticabile Giacomo Deuringer prima e da Vincenzo Telese e Giovanni Di Meglio dopo. La stessa Algranati, al di là della propria “invenzione” in tutti i suoi successivi articoli, parlando della Torre e rivedendo il pensiero, l’ha accostata poi a Michelangelo come hanno fatto tutti, perché così a Ischia era conosciuta e anche per il fatto che, c’entrando il personaggio Vittoria Colonna nella storia, l’attribuzione veniva più credibile.
Rosario De Laurentiis apre la lettera e dice di scrivere a “titolo personale essendo il Circolo Sadoul non interessato alla toponomastica cittadina”. Innanzitutto preciso che qui non si sta parlando di cambiare nome ad una strada o ad una località, visto che il termine toponomastica significa disciplina che studia i nomi dei luoghi. Qui parliamo della Torre di Michelangelo che non è un luogo nella sua specificità, ma un manufatto costruito con tutti i crismi della edificabilità. Mi pare di capire, anche se De Laurentiis non lo dice, che i membri del Circolo Sadoul rivendichino la paternità dell’arbitrario ed abusivo cambio del nome alla Torre facendole fare quel brusco passaggio dal più adeguato nome di Michelangelo a quello brutto, non pertinente e impopolare di Guevara. Bene, se così è, i tuoi amici devono rispondere dell’arbitrario gesto alla stragrande maggioranza del popolo d’Ischia indignato ed al Comune d’Ischia che, della Torre prestigioso esempio storico di patrimonio pubblico, è il legittimo proprietario e quindi il solo abilitato a conferire ufficialmente la denominazione ai suoi monumenti. Credo che basti. Con ricambiata amicizia.
Antonio Lubrano